MAXIMILIAN PFEILER
(Attivo a Roma nel primo quarto del XVIII secolo)
Frutta, biscotti, rose e tovaglia su sfondo di paesaggio (la merenda elegante)
Olio su tela, cm
Siglato 'P' sull'angolo del pizzo a destra


La composizione è studiatissima e si scala in profondità attraverso una serie di sapienti triangolazioni. Il pittore ha raffigurato con colori chiari e tonalità preziose ed eleganti, ormai pienamente settecentesche, in primo piano un vassoio metallico con pesche e rose appoggiato su un delicatissimo e raffinatissimo pizzo trasparente, che a sua volta copre un tappeto, subito dietro in secondo piano a sinistra un'alzatina con biscotti e frutta candita e verso destra un bacile di vetro colmo di uve bianche e nere, prugne e pesche. Sullo sfondo si apre un ampio paesaggio montuoso chAe si stempera nel cielo azzurro, mentre chiude la scena un muro in pietra dietro il quale spuntano tronchi d'albero. Il pittore mostra grande interesse ed abilità nella definizione dei riflessi della luce e della frutta sul vassoio metallico, di ogni minimo dettaglio della fattura del pizzo e del tappeto, nonché delle gocce di rugiada sulle foglie, sui petali e sulle bucce dei frutti. Non può che essere un pittore nordico, quindi, attivo a Roma e certamente legato alle invenzioni del caposcuola Christian Berentz. E' chiaro che qui pesano, e molto, i modelli di Berentz, da cui Pfeiler non sembra essersi mai liberato completamente, quali il capolavoro del Museo di Capodimonte o la variante del Museo di Pesaro (sui quali si veda ora Cottino, in M. Gregori, a cura di, La natura morta italiana da Caravaggio al Settecento (Firenze), Milano, 2003, pp. 385-387), risolti tuttavia con un fare meno monumentale e più intimista, da collezionismo borghese. La sigla 'P' illusionisticamente ricamata sull'angolo destro della tovaglia di pizzo indica che ci troviamo di fronte ad un'opera assai significativa del tedesco Maximilian Pfeiler, un personaggio di cui si conosce poco a livello documentario (rimando in questo senso all'ancora valida biografia di Ludovica Trezzani in F. Zeri, a cura di, La natura morta in Italia , Milano 1989, II, p. 830) ma che ha prodotto diverse nature morte firmate: questo dipinto si collega strettamente all'altro di collezione privata, siglato 'M.P.' (Trezzani, ibid., fig. 994), fino a sovrapporsi esattamente nel bacile di vetro, nelle prugne e nelle uve; il tovagliolo di pizzo, poi, ricompare pressoché identico nella tela ugualmente siglata conservata al Palazzo di Montecitorio (ibid., fig. 993).